La Situazione Delle Proteste In USA Per George Floyd Da Valigia Blu
La Situazione Delle Proteste In USA Per George Floyd Da Valigia Blu

La Situazione Delle Proteste In USA Per George Floyd Da Valigia Blu

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Dall’ottimo pezzo su Valigia Blu che fa un resoconto della vicenda di George Floyd, le parti che ho trovato salienti (grassetti miei):

Mentre un agente gli bloccava la schiena e un altro le gambe, Chauvin gli ha messo il ginocchio sinistro tra la testa e il collo. Nonostante Floyd abbia detto più volte di non riuscire a respirare, invocando la madre e pregandoli di fermarsi, gli agenti sono rimasti immobili nelle rispettive posizioni.Alle 20.24, Floyd ha smesso di muoversi. Dopo un minuto, di respirare e parlare.Alle 20.27 Chauvin ha sollevato il ginocchio dal collo di Floyd.Trasportato con un'ambulanza al Centro medico, Floyd è morto dopo circa un'ora.

Su questo non ci sarebbe nemmeno da commentare

Nei venti anni in cui ha prestato servizio e prima di essere accusato dell'omicidio di Floyd, Derek Chauvin era già stato denunciato diciassette volte. Soltanto in un caso la denuncia si è risolta in un'azione disciplinare.Domenica sera, replicando a una domanda di Philonise Floyd, fratello di George, che in diretta alla CNN gli ha chiesto se credesse che anche gli altri tre agenti presenti dovessero essere arrestati, il capo della polizia di Minneapolis Medaria Arradondo, dopo essersi tolto il cappello in segno di rispetto, ha detto di ritenere che tutti e quattro gli agenti coinvolti nella morte di Floyd abbiano uguale responsabilità.«Il signor Floyd è morto nelle nostre mani per cui la considero complicità», ha dichiarato a Sara Sidner della CNN. «Silenzio e inazione, sei complice. Se soltanto un'unica voce fosse intervenuta... è quello che avrei sperato».
«Stiamo bruciando il nostro quartiere», ha detto ad Associated Press Deona Brown, una donna di 24 anni. «Qui è dove viviamo, dove facciamo acquisti e lo hanno distrutto». «Quello che ha fatto quel poliziotto è sbagliato, ma adesso ho paura», ha aggiunto Brown.
Venerdì mattina, al culmine degli scontri, la polizia di Stato del Minnesota ha arrestato una troupe televisiva della CNN che stava riprendendo i disordini a Minneapolis. Mentre era in diretta, il giornalista Omar Jimenez è stato ammanettato e portato via insieme a un produttore e a un fotoreporter, nonostante avesse esibito il proprio badge.

Se non avete visto il video, è surreale. È chiarissimo che il giornalista stia facendo il suo lavoro e sembra inspiegabile il suo arresto. Poco dopo è stato rilasciato, ma è impressionante anche solo che sia successo.

Ad Atlanta, una protesta iniziata pacificamente è sfociata in scontri quando alcuni dimostranti hanno rotto i vetri e poi vandalizzato il quartier generale della CNN(che si trova in un edificio in cui ha sede anche un distretto del dipartimento di polizia della città) e hanno lanciato oggetti contro la polizia.

Per contrasto, la violenza di questo tipo spesso sfocia purtroppo in modo gratuito. Perché vandalizzare la CNN? Proprio chi un paragrafo fa veniva arrestato mentre portava informazione? A che pro?

Donald Trump - che poco si è speso per cercare di calmare la situazione e che in un tweet di venerdì 29 maggio, poi "etichettato" da Twitter perché esaltava la violenza - "When the looting starts, the shooting starts" (quando cominciano i saccheggi, si comincia a sparare), ha ripreso il linguaggio usato dalle forze dell'ordine segregazioniste durante la lotta per i diritti civili negli anni '60 - aveva invitato i suoi sostenitori a radunarsi presso la Casa Bianca.

è condivisibile condannare il saccheggio e il vandalismo, ma farlo con parole che hanno una storia non può che suonare come un accostamento a quella storia…

sembrava divertirsi nell'annunciare la potenziale violenza che avrebbe potuto abbattersi alla Casa Bianca, avvertendo i manifestanti che sarebbero stati accolti dai "cani più feroci" e dalle "armi più minacciose" se avessero osato violare la recinzione che protegge la proprietà.

questi tweet in particolare li trovo preoccupanti; se non fosse un tweet del Presidente il riferimento ai cani farebbe ridere e pensare a Mr Burns dei Simpsons…

“Facevano urlare i “protestanti” [notare le virgolette di Trump] quanto volevano, ma quando qualcuno andava troppo oltre lo attaccavano, duramente - senza nemmeno fargli capire cosa li colpiva […]”

“Se avessero oltrepassato la recinzione sarebbero stati accolti con i cani più feroci e le armi più minacciose che io abbia mai visto. Lì le persone si sarebbero davvero fatte male. Molti agenti dei servizi segreti erano solo in attesa di azione. “Mettiamo i più giovani in prima linea, signore, lo adorano…”

Al di là del modo quasi bambinesco con cui si esprime, che messaggio danno questi tweet?

Glorificano la violenza: in qualche modo sembra che rispondere alla violenza con altra violenza sia auspicabile, e soprattutto che il potere deriva dalla forza e dalla violenza.

Non c’è un messaggio di pace o volto a calmare il pubblico, ma piuttosto suona come una minaccia: non si tratta di dire “calma, fermiamo la violenza, fermiamo le proteste” ma il messaggio è “se mi fai qualcosa ti faccio ancora più male io”, un messaggio veramente basso.

Torniamo all’articolo:

Come riportato dal New York Times funzionari in Minnesota e Washington hanno dichiarato che gruppi esterni si sarebbero infiltrati nelle proteste a Minneapolis per appiccare incendi, saccheggiare negozi e distruggere proprietà, senza sapere se si tratta di entità legate all'estrema sinistra o all'estrema destra ma, soprattutto, senza offrire prove a sostegno delle rispettive affermazioni.[…]«In molti luoghi sembra che la violenza sia pianificata, organizzata e guidata da gruppi estremisti anarchici e di sinistra, gruppi di estrema sinistra, usando tattiche simili all'Antifa, molti dei quali arrivano da fuori per promuovere la violenza", ha detto Barr.
Sabato 31 maggio, con un tweet, Trump ha comunicato che Antifa verrà considerata un'organizzazione terroristica. Non trattandosi di un'organizzazione, non avendo un leader, né ruoli di appartenenza o una struttura centralizzata definita ma essendo piuttosto un movimento vagamente definito di persone che condividono tattiche e obiettivi di protesta comuni, non è chiaro quali siano le intenzioni del presidente.
La narrazione di agitatori esterni che creano problemi non è priva di fondamento, scrive Chris McGreal sul Guardian. I giovani bianchi vestiti di nero, che a volte sembrano non conoscere la città, sono tra i più aggressivi con la polizia.[…]Un gran numero di persone che attaccano gli edifici e che saccheggiano le attività sono abitanti della città e sembrano intenzionati a voler portare a casa ciò che prendono e a sfogare la propria rabbia distruggendo le vetrine.I manifestanti, spiega McGreal, sono divisi in gruppi. Ci sono i giovani bianchi che si muovono insieme e spesso indossano zaini. La popolazione locale, di cui molti afroamericani ma anche bianchi e latini, che protesta per chiedere giustizia per George Floyd e in particolare l'arresto di tutti gli agenti coinvolti nella sua morte. E poi ci sono gruppi di uomini principalmente giovani, sia bianchi che neri, che guidano i saccheggi. A volte protestano tutti insieme.
In un articolo di approfondimento pubblicato su CNN Business Donie O'Sullivan si sofferma sulle voci che ipotizzano un'eventuale responsabilità dei russi che si starebbero mobilitando online per alimentare tensioni e fomentare violenza.[…]Attraverso le indagini sugli sforzi messi in campo dal Cremlino per interferire nelle elezioni presidenziali statunitensi del 2016 abbiamo appreso - prosegue O'Sullivan - che la Russia per anni ha sostenuto (e probabilmente sta ancora sostenendo) un'elaborata campagna di disinformazione attraverso una serie di pagine Facebook e di account Twitter progettati per sembrare che siano gestiti da attivisti americani e utilizzati per alimentare le tensioni nella società americana.Ma probabilmente il più grande risultato ottenuto dalla Russia è la paranoia instillata nella società americana. Puntualmente, infatti, adesso gli americani accusano persone e gruppi sui social che hanno opinioni divergenti di essere troll o bot russi.Queste accuse, spesso mosse senza prove, rischiano di distrarre e allontanare dalla sostanza delle questioni.
È effettivamente possibile che nei prossimi giorni, settimane e mesi scopriremo che pagine Facebook e account Twitter che hanno incoraggiato i disordini siano effettivamente collegati alla Russia, così come è altrettanto probabile che verremo a conoscenza che alcuni account che hanno seminato confusione e incoraggiato la violenza sono gestiti da persone che in America agiscono in malafede[…]Ma le proteste, allora come adesso, erano vere. Per quanto la Russia abbia cercato di sfruttare la situazione a proprio vantaggio, i sentimenti di frustrazione e di rabbia provati dagli americani erano veri.

A concludere, alcune statistiche che danno una cornice per noi che in effetti siamo molto distanti geograficamente e culturalmente:

A testimonianza di ciò, in un articolo pubblicato nel 2018 dal Washington Post, Radley Balko ha elencato una serie di studi svolti da varie istituzioni che lo hanno aiutato a dimostrare quanto il sistema di giustizia penale sia di parte nei confronti dei cittadini afroamericani. Di seguito alcune delle risultanze che sono emerse:
  • Gli afroamericani hanno circa il doppio delle probabilità rispetto ai bianchi di essere fermati dalle forze dell'ordine a un posto di blocco.
  • Gli automobilisti afroamericani e latini hanno molte più probabilità di essere controllati una volta che sono fermati dalla polizia.
  • Gli omicidi dei bianchi hanno maggiori probabilità che si trovi il colpevole rispetto a quelli in cui le vittime sono afroamericani.
  • I bianchi rappresentano meno della metà delle vittime di omicidio in America, eppure l'80% dei condannati a morte ha ucciso una persona bianca.
  • Gli afroamericani hanno molte più probabilità di essere arrestati e accusati per reati di droga, nonostante non vi siano disparità significative nel modo in cui questi cittadini usino effettivamente i narcotici.
  • I potenziali giurati afroamericani hanno molte più probabilità di essere scartati dai pubblici ministeri rispetto ai potenziali giurati bianchi.
  • Quando afroamericani e bianchi sono condannati per lo stesso crimine, gli afroamericani ricevono una pena detentiva più lunga del 20%.