No, Apple non ha rimosso la Giornata Internazionale della donna dal calendario. Però,,,
Gira voce che Apple e Google abbiano rimosso dai calendari l'8 marzo, apparente segno di dietrofront sul progressismo delle big tech. In realtà non è proprio andata così, ma il tema è un altro.

Tantissimo del nostro mondo digitale si gioca su un duopolio un po' nascosto, di cui non teniamo tanto conto, ma che è fondante.
Apple e Google sono produttori dei due sistemi operativi di tutti i nostri telefoni da 10 anni, con delle minuscole eccezioni. Gli account Google e Apple sono quindi il default per moltissime persone, e tra le infinite operazioni che affidiamo ai telefoni c'è senza dubbio la gestione del calendario.
Per comodità i calendari includono già di default le principali festività, divise per regione geografica: per esempio, sul calendario preimpostato per gli account Google c'è segnato il natale, il capodanno, etc, ed è analogo per gli account Apple.
Se lo avete guardato l'8 marzo però, non avrete visto nessun evento: un sacco di persone sui social dicono che Apple e Google avrebbero eliminato la Giornata Internazionale della Donna dal loro calendario, e addirittura lo avrebbero fatto "di nascosto".

Con la nuova amministrazione USA che è apertamente ostile a certi gruppi, diverse big tech hanno iniziato a modificare le loro strutture: Meta, Amazon e Google, per esempio, hanno eliminato i loro programmi DEI per cercare di assumere personale in modo inclusivo. Microsoft e Apple al momento li hanno mantenuti.
Forse questo dei calendari è un ulteriore piegarsi al governo Trump?
...in realtà no. Molto semplicemente, sul calendario questo evento non c'è mai stato, come riporta il fact check di Snopes:

A spokesperson for Apple said by email that the matter involved a misunderstanding, and that the company did not previously feature International Women's Day — or Women's History Month, also occurring in March — on its standard calendar.
E ci sono buone ragioni per dire che probabilmente nemmeno Google lo inserisse in passato.
Insomma, un banale episodio di fake news che viene condivisa senza verificarla perché ci suscita rabbia? Aspe:
Anzitutto, in realtà una news di calendari c'è: il mese scorso degli utenti si sono accorti che Google ha rimosso dal calendario USA il mese del Pride, il Black History Month, e non solo.
Stavolta la rimozione è reale, ma Google ha dato un'altra spiegazione, dicendo che man mano che aggiungevano eventi si sono resi conto che non avrebbero mai potuto essere esaustivi, e che quindi avrebbero deciso di "resettare" lasciando solo festività nazionali.
Specificano che questo cambio ci sarebbe stato a metà dello scorso anno, dunque prima dell'elezione di Trump.
(Ve lo ricordate quel periodo? Non dico che fosse tutto ok, per carità, però porca miseria quanto cazzo è grama la situazione internazionale questi giorni. Vabbè.)

Tutto questo subbuglio evidenzia bene una questione:
il calendario è politico

La tecnologia è politica, il calendario è una tecnologia che usiamo per tracciare il tempo, ergo il calendario è politico.
Il calendario è un'ottima rappresentazione di qualcosa che non ci sembra apertamente politico, ma che se ci pensi un attimo non può che esserlo nel senso più chiaro del termine.
Anzitutto, la stessa struttura e sequenza del calendario è ovviamente "politica" perché non c'è nessuna legge fisica che ci dice che debba essere fatto da 12 mesi. Certo, la gravità etc ci richiedono che duri circa 365 giorni, ma siamo noi come umanità a decidere come gestirceli.
(Rimembro mio vecchio video sul 1582 in cui abbiamo cancellati una decina di giorni dal calendario, check it out).
Una volta scelti i nostri bei 12 mesi con 30 giorni ha novembre con april giugno e settembre,
la forza politica del calendario è evidente da quello screen tragicomico di sopra.
Le feste che segniamo sul calendario e che dunque scegliamo siano ricorrenze collettive sono la manifestazione più evidente dell'essere una società di umani legati tra di loro.
C'è forse qualcosa di più umano di stabilire un legame ricordando insieme un avvenimento?
La spiegazione di Google sulla scelta degli eventi fa sorridere perché ci mostra l'inevitabilità della politica: Google inizia a mettere gli eventi e accogliere richieste, però man mano crescono sempre di più, e non puoi mettere tutti gli eventi che ciascun gruppo ritiene rilevanti.
Non puoi mettere "il giovedì c'è il gruppo di DnD del mio amico" perché a quasi nessuno importa, ma soprattutto cosa succede quando, come nello screen, qualcuno un evento lo vuole e qualcun altro no?
(Questo pezzo cerco di rigiocarmelo il 25 Aprile, visto quanto negli anni sia diventato ridicolmente difficile per qualcuno dire che si festeggia la Liberazione dal Nazifascismo).
Il calendario è politico perché quello che ci mettiamo sopra va scelto, e quando scegli lasci qualcosa fuori. Per forza. By design.
E allora scegliere di mettere il mese del Pride di default sul calendario di Google era una scelta politica, e scegliere di levare tutto tranne le festività nazionali lo è altrettanto.
È una scelta legittima, ma pur sempre una scelta.
Forse va anche bene così, perché ci fa rimanere con i piedi per terra: un'azienda è sempre un'azienda, e l'incentivo a lungo termine, stante il nostro sistema economico, è il profitto. Niente di più, niente di meno.
Grazie per la lettura! Prossima volta riesumiamo il tema Sanremo per qualcosa che mi è successo.